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Santa Rosalia da Palermo e i Tamil

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Federico III
view post Posted on 9/2/2008, 11:41




Per il giorno del 4 settembre, ricorrenza di santa Rosalia, un certo numero di componenti della comunità tamil di Palermo si appresta alla consueta acchianata al Monte Pellegrino. Il legame tra i tamil palermitani – non solo cristiani o cattolici ma anche induisti – e la santa patrona della città è molto stretto, e lo è praticamente da sempre e non solo nel giorno del 4 settembre, dal momento del loro arrivo in Sicilia. La Santa sarebbe così devotamente venerata in virtù del parallelismo tra due differenti culti religiosi, quello cristiano e quello induista, alla cui base sta una rappresentazione simbolica dell’elemento della montagna – e tutto ciò ad esso connesso – sede della Santuzza. «Gli oggetti culturali di Monte Pellegrino (acqua – pietre – terra – reliquie) indirizzano immediatamente l’attenzione verso simbologie religiose profonde, cui nessuna religione è estranea. Sembrano avere in se stessi capacità ierofaniche in grado di dare forma ad attese religiose connesse all’esperienza umana in quanto tale»: ciò che riconduce la figura del Monte Pellegrino alla fede in santa Rosalia è dunque la sua stessa essenza di monte, e la sua elevazione da terra per innalzarsi verso il cielo non può che far ricollegare la sua scalata ad un cammino spirituale dal terreno all’ultraterreno che non lascia estranei i credenti cristiani e induisti tamil. Come più volte detto, all’interno della comunità tamil di Palermo esistono differenti gruppi religiosi che, per il sostrato culturale comune, condividono numerosi elementi simbolici e, tra questi, l’icona della Montagna Sacra.
È indubbio che nell’Ebraismo e nel Cristianesimo la montagna occupi un posto fondamentale, a partire da Abramo, da Mosè, da Elia fino a Gesù, com’è indubbia la sacralità che viene attribuita ai luoghi montuosi da filosofie e religioni orientali come il Buddismo e l’Induismo. Proprio per gli induisti srilankesi appare molto importante il culto che si reca alla Madre della Montagna, venerata sul monte Kataragama, ed è previsto che su tale montagna siano praticati, «per nove giorni consecutivi, i pellegrinaggi rituali e a lei [la Madre della Montagna] si possono consegnare sofferenze e dubbi, difficoltà di rapporti e desideri, integrazioni e disintegrazioni sociali», proprio come accade a Palermo per i devoti autoctoni del Monte Pellegrino e di santa Rosalia, e come continua ad accadere tra i tamil immigrati in questa città nei confronti degli stessi soggetti sacri. Appare inoltre per nulla contraddittorio l’ingresso nel pantheon induista di un’altra entità divina come santa Rosalia, dato che «nel sistema induista […], secondo il poema epico indiano Mahābhārata, gli dèi sarebbero 33.333. In questo pantheon in continua potenziale espansione anche S. Rosalia può trovare il suo posto». Così la santa patrona di Palermo è venerata dai tamil cattolici per il suo essere una figura canonica cattolica e per le attinenze formali con un culto originario della propria patria, ma viene anche celebrata dai tamil induisti poiché le stesse attinenze formali con il culto della propria patria d’origine inducono il credente indù all’annessione della santa nel numero degli déi induisti, inclusione che non contraddice le loro prescrizioni religiose.
I pellegrinaggi al Monte Pellegrino sono praticati rigorosamente a piedi, il più delle volte scalzi, alla ricerca del silenzio e dell’ascesi verso il sacro, ma volti anche al conseguimento di una purificazione da ottenere attraverso l’azione penitenziale, la fatica e il sacrificio necessari per accostarsi al sacro. Secondo le testimonianze di alcuni tamil, il giorno di santa Rosalia dalla comunità è poco valorizzato il rituale dell’acchianata, a causa dell’eccessiva affluenza di gente che disturberebbe fino a rendere vana l’ascesi stessa, il cui scopo è il raggiungimento di una dimensione ‘altra’, ed il cui elemento connotativo principale è proprio la pace, da raggiungere attraverso il silenzio e la preghiera.
Del culto alla Santuzza ed alla sua Montagna è interessante documento lo studio condotto da Maniscalco Basile, il quale ha analizzato diversi messaggi scritti su foglietti di carta da elementi della comunità tamil nei pressi della statua di santa Rosalia, al Santuario del Monte9. Tali messaggi evidenziano una grande e speranzosa fiducia nei confronti della santa: vi «si leggono guerra civile e pene amorose, mancanza di accettazione sociale e difficoltà etniche: sono confessioni sincere perché chi scrive non si aspetta di essere letto da altri che dalla Madre della Montagna. E contengono tutto il dolore, l’umanità, la passione di chi vive la sua vita in una terra difficile, ma con la quale non rinunzia a fare i conti, perché proprio quella è la terra nella quale vivere si deve». Laddove, dunque, non può arrivare la forza dell’autostima e del coraggio umano, nel superamento di gravose difficoltà, ecco arrivarvi il sacro. Il sentirsi scacciati dalla propria terra e il non sentirsi accettati nella terra in cui si è ospiti spingono queste persone a cercare nella fede gli strumenti per recuperare nuovo vigore e una rinnovata speranza di vita. La venerazione dei santi vale dunque a surrogare e a vincere le difficoltà quotidiane, e nello stesso tempo a rifondare il senso dell’identità comunitaria.

BIBLIOGRAFIA:

A.A. V.V., La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2004;
Burgio G., La diaspora interculturale. Analisi etnopedagogica del contatto tra culture: i tamil in Italia, Ed. ETS, Pisa, 2007;
Davy M. M., La montagna e il suo simbolismo, Servitium, Bergamo, 2000;
Maniscalco Basile G., La Madre della Montagna, in “Nuove Effemeridi” n. 42, anno XI, pp. 65-67, 1998;
Petrarca V., Di Santa Rosalia Vergine palermitana, Sellerio, Palermo, 1988.

Edited by Federico III - 9/2/2008, 11:57
 
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